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Il volume indaga la funzione svolta dal concetto di tipologia nella cultura architettonica italiana. Dalla definizione di tipo di Giulio Carlo Argan si risale alla fine del Settecento, a Quatremère de Quincy e quindi a J.N.L. Durand. A questo primo indirizzo, che diremo del tipo ideale, si contrappone una seconda linea, che da Viollet-le-Duc, tramite Auguste Choisy, giunge in Italia con Gustavo Giovannoni e trova infine nella lezione di Saverio Muratori la sua espressione più compiuta. Chiameremo questa seconda tendenza del tipo storico o dell' organismo storico. È da questo punto che, nei primi anni Sessanta, la generazione degli architetti nati intorno al Trenta - Rossi, Aymonino, Canella - riprenderà a sua volta il tema della tipologia. Il libro ha quindi l'obiettivo di fare chiarezza della cosiddetta questione tipologica, innanzitutto storicizzando quelle posizioni che, proprio a partire dalle diverse accezioni e strumentazioni operative del concetto di tipo, hanno rappresentato l'eccezionalità dell'architettura italiana degli anni Sessanta e Settanta.